domenica 8 febbraio 2015

Spazio blu

Affascinante il concetto di spazio, il concetto spaziale, appunto, di Lucio Fontana, in relazione allo spazio immateriale di Yves Klein. Due artisti diversi che hanno percorso alcuni passi insieme in un periodo della loro vita, influenzandosi e valorizzandosi a vicenda.
Mi hanno colpito molto le loro poetiche così evidenti nelle loro opere.

La mostra del Museo del 900 di Milano, è un inno alla luce, al colore puro, allo spazio, che questi artisti sono riusciti a "mettere in mostra".


Ognuno con la propria forza poetica, ma entrambi in ricerca nell'utilizzo della materia.

Per Fontana, padre dello spazialismo, l'arte non deve più sottostare alle limitazioni della tela o della materia, ma può allargare il suo campo, espandersi attraverso nuove forme e tecniche espressive (forma, colore, suono, luce... non sono più necessariamente legate a tela, cornice, supporto e così via).
Fontana prova a superare, infatti, i limiti bidimensionali della tela, per creare un spazio-tempo fisico ma anche concettuale.
Lucio Fontana, Concetto spaziale (65 B 6), 1965 Buchi e idropittura su tela
Ed ecco allora i tagli, i buchi, che provano a rendere lo spazio vuoto e consentono alla materia di esprimersi in quanto oggetto.
Yves Klein, invece, studia il colore, per utilizzarlo come materia pura. Nel 1956 ha creato "la più perfetta espressione di blu", un oltremare saturo e luminoso, privo di alcuna interazione, da lui poi brevettato col nome di International Klein Blue (IKB). Con questo colore ha dipinto, cercando di utilizzarlo nella sua accezione più pura e quindi con un fissativo che non lo alterasse, molti quadri monocromi, che rappresentano l'assoluta astrazione pittorica.

Yves Klein "Pigment pure" 1957

Nel suo purtroppo breve cammino artistico, Klein fu affascinato, così come Fontana anche dal concetto di cosmo e spazio. Entrambi hanno espresso, a modo proprio e in maniera diversa, le innumerevoli suggestioni iconografiche, filosofiche e spirituali che esso apre.
Klein scrive a proposito " Non è con razzi, Sputnik, o missili ... che l'uomo realizzerà la conquista dello spazio, ma abitandolo con la propria sensibilità, impregnandosi di esso, e facendo tutt'uno con la vita stessa che costituisce questo spazio, dove regna la forza tranquilla e straordinaria dell'immaginazione pura."
E così, sulle sue tele, ha trasformato la superficie terreste attraverso l'utilizzo del suo blu nelle sfaccettature materiche che lavorando il pigmento poteva realizzare, insieme ad istallazioni che richiamano fossili extraterrestri.
Fontana invece ricrea forme circolari, ottenute con la sovrapposizione di sabbie, pietre, lustrini, insieme ai buchi che sono l'espressione dello spazio che prescinde dalla bidimensionalità della tela.

Lucio Fontana Concetto spaziale (56 P 8), 1956 Buchi, vetri, olio e tecnica mista su tela
Queste tele dalla composizione polimaterica e "non-materica" mi avevano già ispirata, sin dai tempi del liceo, quando Fontana era esposto al "vecchio" Cimac di Milano.
Chissà perchè... rivisti oggi ho capito che sono molto vicine al concetto di "infinito", di "open" e di possibilità spirituale, che poi molti anni dopo avrei riversato nei miei, di quadri materici.



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