Il simbolo possiede la capacità di tenere assieme sia il senso conscio (sinn) che la sua
materia prima (bild-immagine).
Si tratta perciò di
un'istanza mediatrice fra la potenza dell'inconscio e la sua possibilità di
essere compreso nel suo "senso" dalla coscienza. Fa da ponte fra inconscio e conscio e che permette la
decodifica di quelle entità/immagini/parti analogiche che non sarebbero
altrimenti dicibili.
Il simbolo disvela, ma
non del tutto. Una parte rimane più oscura, ad alta potenzialità evocativa,
pluristratificata.
Il simbolo non
esaurisce tutti i significati di un mondo interiore che non può essere
"detto" utilizzando gli strumenti verbali e razionali che siamo
soliti frequentare.
"... il simbolo è imparentato con l’infinito in un continuo generare di
saperi e significati, che a poco a poco svelano ciò che abbiamo dentro, ma mai
del tutto, poiché rimarrà sempre un margine di oscurità, una parte di noi che
continuerà a sfuggirci..."
Jung lo definisce così: "rappresenta
la migliore figura possibile di una cosa relativamente sconosciuta, che non
saprebbe perciò designare in una maniera più chiara e caratteristica", "...è l'epifania di un mistero": è enigmatico, carico di
significati molteplici, di una totalità non tutta dicibile. Permette il dialogo
tra gli opposti, che possono in lui coesistere, tra coscienza e inconscio.
La cosa affascinante è
che il simbolo ha una funzione anche ordinatrice, chiamata neg-entropia, che
permette alla coscienza di passare da uno stato di caos/disordine ad un maggior
ordine.
Questo avviene perchè è capace di
trasformare l'energia della psiche, di convertire i contenuti
indistinti dell'inconscio in esperienze assimilabili per la coscienza.
Il simbolo, perciò, riassume in sé
l'immagine visibile (sinn) e gli aspetti invisibili (bild), permettendo la
compresenza di due logiche in apparenza contrapposte: quella esperienziale e
"reale" e quella analogica e immaginale. Insieme queste logiche
possono costruire percorsi terapeutici significativi. La funzione simbolica,
infatti, getta un ponte fra corporeità e sé.
Nell'arteterapia perciò,
l'utilizzo di immagini simboliche può permettere di entrare in contatto e
amplificare la propria parte immaginativa interna che a poco a poco potrà
essere resa consapevole con il lavoro di dipanamento del simbolo. Si lavora
perciò con le immagini, le metafore, il linguaggio analogico, che permettono di
unificare gli opposti e operare una trasformazione energetica dei processi
inconsci rendendoli accessibili alla coscienza. In questo modo il simbolo
diventa mediatore tra il mondo dell'analogia e il mondo della logica, si pone a
metà tra le immagini archetipiche, proprie dell'inconscio e il mondo del segno,
specifico degli aspetti della vita razionale. Da un lato permette alle immagini
inconsce di accedere alla coscienza, seppur in forma allusiva, e dall'altro
permette alla coscienza di avvicinarsi a temi dell'inconscio in modo meno
diretto, drammatico e destabilizzante.
"Istinto e ragione" |
Il segreto perciò sta nel vedere queste parti di noi, in apparenza opposte, non come separate ... ma come due emisferi = metà sfera.
Perciò come due parti di uno stesso mondo, che possono essere tra loro collegati da un ponte, che è il simbolo stesso.
È proprio vero cara Vivy! Quando riesco a mettere insieme, a unire, a riconoscermi come un piccolo universo, mi sembra che tutto abbia un senso e la mia visione si fa subito più ampia e serena.
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